Io e il mio violino: quanto vi attraggono le sfide?

Argomento intimo e delicato: ogni musicista nel rapporto con lo strumento racconta la sua vita, per questo voglio svelarvi un po’ di dietro le quinte e della mia storia personale.

Non vengo da una famiglia di musicisti, ma di amanti della musica sì. A 5 anni frequentai un corso di educazione musicale, occasione che andrebbe data a tutti i bambini: una grande stanza, non differente dall’aula di asilo, e tantissimi strumenti musicali a disposizione con cui giocare.

Dopo qualche mese scelsi il violino, probabilmente per la sua difficoltà, perché intuii subito che tenergli testa avrebbe significato evolversi e migliorare.

Trascorsero gli anni, e chi ha studiato violino da piccolo sa bene cosa significhino ore e ore di fischi, suoni sgradevoli, gatti che miagolano in casa;-)

Grazie a Monica, la mia prima insegnante, quelle ore, giornate, anni di esercizio costante mi portarono ad essere primo in graduatoria all’esame di ammissione in conservatorio in 5a elementare. Non ero di sicuro un “enfant prodige” ma me la cavavo davvero bene.

Da quel momento iniziò un declino di motivazione: la musica classica non mi rapiva, avevo un rapporto troppo mentale con quel genere e la formazione passava esclusivamente da lì; le canzoni  pop e rock erano il centro del mio interesse e passavo le ore a cantarle e suonarle al pianoforte.

Ho tenuto duro un po’ ma dopo esami e patimenti a 15 anni riposi il violino nella custodia e continuai a cantare e suonare al piano qualsiasi canzone degli ultimi 50 anni; non lo potevo sapere, ma avevo già assorbito tanto di quello che poi avrei rielaborato nella mia carriera.

A 19 anni, finita la scuola, la rivelazione: l’ennesimo cd acquistato era di Jean-Luc Ponty, violinista francese antesignano dell’utlizzo del violino elettrico nel fusion. Corsi a comprare un violino elettrico da Carlo Cantini, altro grande violinista mantovano che ha fatto della creazione di fantastici violini elettrici la sua missione.

IL VIOLINO ELETTRICO

Da lì partì la grande sfida: cercare il mio modo di inserire il violino elettrico nel pop, nel rock, nella dance. Già in quegli anni con basi, tastiere e voce iniziavo a girare i locali, partendo dal bar con gli amici fino alle prime discoteche. Timidamente ogni tanto portavo il violino e accennavo un assolo.

Poi arrivai a Roma, e un’altra fase importante furono le lezioni con Marcello Sirignano, grande violinista jazz e arrangiatore, affiancate alle prime esperienze televisive.

Nulla è stato facile: ci sono voluti tutti questi anni per maturare uno stile sicuro e comprensibile e trasversale tra i generi.

La ricerca non si è ancora fermata: la sfida tra me e il mio violino è destinata a durare per tutta la vita.