E l’Oscar va a…: la musica è la chiave, sempre!

E così a 28 anni dalla scomparsa di Freddy Mercury abbiamo visto tutto il gotha di Hollywood iniziare la consegna degli Academy Awards con la migliore soluzione “anti-sbadiglio”: battere mani e piedi, urlare “We will rock you” e vibrare sulla chitarra di Brian May e i botti alla batteria di Roger Taylor.

Ci vorrebbero ore e molte pagine soltanto per citare qualche momento cinematografico in cui la musica è protagonista, da una colonna sonora rimasta nella nostra memoria fino ad appunto i racconti di queste grandi storie di rock o pop stars. La musica è di per se sintesi della vita, le canzoni ne sono l’esempio: in poche note restituiscono sensazioni, ricordi, divertimento, intere storie e i percorsi delle persone che la alimentano sono sempre ricchi di fascino.

Quest’anno le 4 statuette vinte da Bohemian Rhapsody e la miglior canzone per Shallow portano grande orgoglio in tutti coloro che si sentono parte della comunità dei musicisti.

Gli Oscar 2019

Gli Oscar da sempre sono il paradigma di tutti i premi e la statuetta è il riconoscimento di un percorso; ogni film Hollywodiano contiene un processo produttivo complesso fatto di anni, sforzi, scommesse artistiche ed economiche, coordinamento, lavoro di squadra, e mille altre caratteristiche portate a dimensioni mastodontiche. Ogni musicista, videomaker, artista si trova a fronteggiare il processo creativo, perciò può intuire la portata di queste produzioni, e soprattutto capire che le grandi vette si raggiungono solo in team.

Se avete visto Bohemian Rhapsody, per quanto sia una rappresentazione romanzata della vera storia dei Queen, avrete rivissuto i sogni, il talento, i contrasti e i ricongiungimenti, le cadute e le risalite di una delle più grandi rock band di tutti i tempi, di un team e della sua storia; la produzione del film è stata un’altra spericolata avventura di team fatti e disfatti: annunciato nel 2010 con Sasha Baron Cohen nei panni di Freddy, è passato attraverso 8 anni di riscritture, cambi di produzione di regia e protagonisti, per poi arrivare a Rami Malek miglior attore, ciò che abbiamo visto nelle sale e i significati che il racconto e la sua interpretazione hanno preso. Bravo Rami.

Ultimo insegnamento ci viene da Lady Gaga, la sua Shallow e ciò che è riuscita a concentrare ancora una volta nell’esibizione live con Bradley Cooper sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles: la sua storia è fatta di un’emotività che si trasforma in ambizione, dalla consapevolezza del talento modellato dal duro lavoro. Questi contenuti sono trasfigurati in “A star is born”, e vi lascio con il pensiero che la pellicola diretta da Bradley Cooper è il 5° remake dell’originale del 1937! Seguire i propri sogni e continuare realizzarli è un racconto che non smetterà mai di affascinarci dentro e fuori lo schermo.