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2018: sono entrato ufficialmente nella produzione musicale dance, ma mi son sempre chiesto: da dove è partita la disco music?
Siamo all’inizio del 2019, un anno per me importante, iniziato con questo nuovo sito e il rilancio del blog; “rilancio” perché chi mi segue da tanti anni, si ricorderà del mio diario su myspace, padre di tutti i social del quale i più giovani non si ricorderanno nemmeno, ma almeno rimasto citato in una battuta nel primo capitolo di Iron Man.
Torniamo a oggi, per guardare al mio 2019 dobbiamo ripensare al 2018: 178 spettacoli dal vivo, tantissimi viaggi, nazioni visitate, ma soprattutto il lancio di “The Space Violin Project” con le prime 3 canzoni e 10 remix.
The Space Violin Project è il mio debutto nella produzione discografica dance, sviluppo naturale dei miei ultimi anni di musica, vissuti fianco a fianco dei migliori dj nei dance floor di mezzo mondo.
Il mio approdo alla dance è passato da un grande apprendimento per il pop e la musica italiana da bambino, per la classica studiata con violino e pianoforte, per il rock anche più pesante da ragazzo, per il repertorio del musical e una quantità di brani storici italiani e internazionali appresi non appena iniziata la professione della musica e durante gli anni della tv; un grande patrimonio di conoscenza musicale finalizzato al palco, a essere condiviso nei live e, la maggior parte delle volte, a far ballare.
Aggiungiamo il fatto che la componente elettronica sempre più evoluta mi ha attratto da bravo “musicista geek”, quindi devo dire grazie all’elettronica e alla dance se oggi sono così motivato per questo nuovo anno. Ma se per me la musica dance è arrivata in maniera matura e articolata, come è davvero nata?
In realtà si è sempre ballato a tempo di musica, ma il primo genere specifico e definito come “Disco music” si è sviluppato nei locali notturni negli anni 60 e 70.
È composto da diverse tradizioni musicali che includono soul, funk, Motown e contaminazioni di salsa e merengue. Questo genere nasce per essere ballato ed è precursore della club music, la house, la trance e L’hip-hop degli 1990 e oltre.
La parola “disco” fu presa dal francese discotheque, il termine usato per definire i locali notturni dove la gente andava a ballare negli anni 60 e 70, un termine nuovo per allora. Lo stile della disco music è caratterizzato dal cosiddetto " four on the floor" stile ritmico: semplificando questo avviene quando la cassa della batteria sta sul battere (on beats) e il piatto (the hi-hat cymbal) suona in levare (off beats).
La novità della disco music era il lancio delle canzoni da parte dei dj delle discoteche: Get Down Tonight di KC and the Sunshine Band, Never Can Say Goodbye by Gloria Gaynor e tanti altri hanno avuto un successo partito dalla pista e poi proseguito in radio e nei mainstream.
Se pensiamo alla figura del dj-producer di oggi capiamo come da quell’inizio si sia concretizzata un’evoluzione sempre più intensa e contaminata; ancora al giorno d’oggi, quando si ha una nuova canzone non basta farla sentire sui social network: per capire quanto è forte non c’è modo migliore che provarla, usarla e lanciarla proprio nella pista di un club, dove la voglia istintiva di muoversi, cantare e partecipare può rivelare il successo di domani.
